
Contro i luoghi comuni
Si sta per chiudere l’ennesimo “anno difficile” per l’editoria. Una valutazione che arriva puntuale come il Natale, come la lotteria di Capodanno o la befana. Ma quello che è certo è che chi da anni pontifica (e forse auspica) sulla morte del libro cartaceo e delle librerie, dovrà aspettare ancora un bel po’. Con gli ebook, che parevano dover essere (e forse si sperava che fossero) la nemesi della carta, fermi a una quota di mercato a una cifra e soprattutto stabile pressoché da sempre, il volume cartaceo è ancora e largamente l’opzione preferita di chi legge libri. Non c’è gara. E tanto per smentire altri luoghi comuni alcuni dei quali risalgono alla preistoria della “transizione digitale” il web non ha affatto sostituito il libro, ha solo mandato in pensione anticipata alcune tipologie di prodotto editoriale, e la gratuità universale dei contenuti è una bufala (a meno che per “contenuti” non si intendano i post sui social, che comunque paghiamo regalando i nostri dati alle piattaforme), e “i giovani non leggono” lo è altrettanto. È ovviamente la loro capacità di spesa (e quella dei loro genitori) a essere limitata, e se come governo ritieni che una buona strategia per il futuro del Paese sia depotenziare gli incentivi all’accesso dei giovani ai prodotti culturali, tra cui i libri… beh, c’è poco di cui stupirsi. Ce ne sarebbero ancora di comode e pericolose bufale da smascherare, ma mi fermo qui. Intanto l’oggetto libro si evolve così come le sue modalità di fruizione, proprio e in particolare per il dinamismo della fascia di lettori più giovane. Gli under 30 per i quali non a caso Feltrinelli ha di recente inaugurato a Milano un punto vendita dedicato. Leggono solo romance? Proprio no.
Il grande mito
Come il business ha creato la leggenda del libero mercato e ci ha insegnato a odiare il governo
Naomi Oreskes, Erik M. ConwayTornando al tema “anno difficile” i dati dicono che a soffrire maggiormente sono alcuni segmenti dell’offerta editoriale, tra cui la saggistica. Non è una novità. Come mi è già capitato di scrivere, il termine “saggistica” definisce un’ampia gamma di prodotti, molto diversificati e che si rivolgono a nicchie di pubblico diverse e a volte molto specifiche (con le dovute eccezioni, vedasi le pile di Barbero e Cazzullo nelle librerie, ma quello è un altro livello, quasi più affine alla narrativa tanto si rivolge a un pubblico trasversale). Intercettare la nicchia non è facile, perché corrisponde a domande precise e contesti precisi. Quando ci riesci però scopri che la coda per il firmacopie non si fa solo per le autrici di romance o per i sopra citati top level della saggistica divulgativa. La coda per il firmacopie si fa anche per Naomi Oreskes e per i suoi volumi da centinaia di pagine sui meccanismi della disinformazione scientifica e sulla costruzione di ideologie che mettono a rischio il funzionamento stesso delle democrazie. È successo a Trieste, si è ripetuto a Padova e … prossimamente a Roma? Lì abbiamo incontrato “la nicchia”. Studenti, ricercatori, docenti, operatori della comunicazione e persone semplicemente interessate a capire di più su fenomeni che permeano il presente. Non sono pochi, non lo sono affatto. E quando si incontra la nicchia, si esauriscono anche i libri portati alle fiere, come è successo a Ecomondo per il nostro storico manuale Gestire i rifiuti. Quindi, fermarsi alla sequenza degli “anni difficili” per l’editoria, considerarli come una lunga agonia da cui vale la pena di sottrarsi prima possibile può essere un’opzione legittima. Ma forse è meglio guardare ai segnali positivi, che ci sono. Magari arriverà anche un ripensamento sul “bonus libri”, chissà. In troppi ci raccontano che questo è un paese in declino, anche e soprattutto dal punto di vista culturale. Crederci, come credere al fatto che la cultura non serva a nulla a meno di non adattarsi totalmente a meccanismi di mercato (a quando le classifiche con il ranking degli asili nido?), è utile a chi della disinformazione, delle narrazioni prive di ogni base di realtà, della manipolazione, della distorsione, dell’ignoranza ha bisogno per governare.
Immagine: Ed Robertson (Unspalsh)



