Donne, scienza e ambiente
Le donne che hanno cambiato il mondo (e che ancora non conosciamo abbastanza)
Da quando è stata istituita la Giornata internazionale dei diritti delle donne, l’8 marzo non è solo il giorno per celebrare le conquiste ottenute, ma anche per ricordare le battaglie ancora aperte. E tra i tanti settori in cui le donne hanno lottato per il riconoscimento del loro valore, la scienza e l’attivismo ambientale sono due territori dove l’ingiustizia è stata (ed è ancora) evidente.
Quante scienziate sono state ignorate, sminuite o addirittura ostacolate durante il loro percorso formativo e lavorativo? Quante attiviste sono state messe a tacere perché troppo scomode? Quante non sono state prese sul serio in quanto donne?
Agli albori della ricerca scientifica, dove sono state posate le basi per il pensiero moderno, anche il rivoluzionario Darwin, che ribaltò il racconto biblico con la teoria dell’evoluzione, continuò a vedere le donne in una posizione subordinata.
“Si arrampicò sugli specchi per cercare di dimostrare la superiorità maschile e affermò che ‘L’uomo giunge più avanti della donna, qualunque azione intraprenda, sia che essa richieda un pensiero profondo o ragione, immaginazione, o semplicemente l’uso delle mani e dei sensi’, concludendo che ‘Il potere mentale medio dell’uomo è superiore a quello di queste ultime (le donne)’”, ci ricorda la professoressa Silvana Galassi.
Eppure, senza di loro, oggi sapremmo molto meno su ambiente, natura e giustizia ecologica.
Dalla parte di Gaia
Teorie e pratiche di ecofemminismo
Silvana GalassiSilvana Galassi, nel suo libro Dalla parte di Gaia, racconta le storie di scienziate e attiviste che hanno sfidato il patriarcato accademico e politico per difendere il pianeta e lasciare un segno. Nomi che oggi vengono ricordati come simboli di battaglie sommerse, punte di un iceberg ancora tutto da scoprire.
Rachel Carson, per esempio, con il suo libro Primavera silenziosa, ha denunciato per prima i danni dei pesticidi, dando il via al movimento ambientalista moderno. Vandana Shiva ha lottato per la sovranità alimentare e la difesa della biodiversità contro le multinazionali dell’agroindustria. In Italia, Laura Conti ha portato avanti una visione ecologista della società, denunciando i rischi dell’inquinamento industriale e promuovendo un nuovo modello di sviluppo. Wangari Maathai, Premio Nobel per la Pace, ha fondato il Green Belt Movement, piantando milioni di alberi per combattere la deforestazione in Africa e difendere i diritti delle donne. Lynn Margulis ha rivoluzionato la biologia dimostrando che la cooperazione tra organismi, più che la competizione, è alla base della vita sulla Terra.
Queste donne non hanno solo fatto la storia: hanno cambiato il modo in cui vediamo il mondo. Insieme ai loro ci sono centinaia di nomi di altre donne che non sono passate alla storia, ma che hanno lottato affinché i loro diritti e contributi (scientifici, politici, sociali) fossero riconosciuti. Riconoscerle significa non solo dare loro il posto che meritano, ma anche ispirare nuove generazioni a lottare per quella giustizia sociale di cui abbiamo ancora così tanto bisogno.
Immagine: Wangari Maathai fotografata con il Premio Nobel per la Pace, John McConnico ©