PuntoSostenibile

Restaurare la natura per curare noi stessi

Intervista a Roberto Danovaro

di Annamaria Duello
pubblicato il 21/05/2025

Oggi non basta più “proteggere” la natura. Bisogna metterci le mani, curarla, ripararla. Come un medico con un paziente in terapia intensiva. Roberto Danovaro, biologo marino tra i massimi esperti al mondo di oceani (ExpertScape lo ha indicato come lo scienziato più influente al mondo fra gli esperti di mari e oceani del decennio 2010-2020), ha deciso di dedicare il suo ultimo libro a un tema tanto urgente quanto ancora poco compreso: il restauro ecologico.

In questa intervista ci accompagna tra ecosistemi feriti, foreste da ricostruire, praterie sommerse da far rinascere e barriere ideologiche da abbattere, ricordandoci che restaurare la natura significa, in fondo, prendersi cure della nostra salute, della nostra economia e del nostro futuro.

Restaurare la natura

Come affrontare la più grande sfida del secolo
metti nel carrello
Disponibile anche in versione digitale

Professore Danovaro, lei definisce il restauro ecologico come la più grande sfida del nostro secolo. Perché è così urgente oggi "curare" la natura, e perché non basta più semplicemente proteggerla?

È vero, lo confermo, si tratta della più grande sfida di questo secolo perché negli ultimi decenni abbiamo degradato una larga parte del pianeta e proteggere quello che è ancora integro non basta più a garantire i servizi ecosistemici che la natura ci offre. Dobbiamo invertire la rotta. Pensiamo al fatto che sta diminuendo la produzione globale di ossigeno, abbiamo problemi di approvvigionamenti di acqua potabile e consumiamo il suolo a un ritmo insostenibile. Abbiamo bisogno di acqua pulita, aria incontaminata, cibo sano. Anche se fermassimo la nostra azione distruttiva servirebbero molti decenni per recuperare solo in parte quello che abbiamo perso. Serve un intervento forte per restaurare la natura, è questo il titolo scelto per il mio libro proprio per spiegare perché è così importante.


Nel libro ci accompagna attraverso esempi concreti di restauro, sia in ambienti terrestri sia marini. Quali sono alcuni casi che l’hanno particolarmente colpita o emozionata, e cosa può farci capire il potenziale di questi interventi?

Restaurare un ecosistema non è facile perché ci confrontiamo con qualcosa di vivo. Gli habitat sono formati da ambiente e da specie che si muovono e interagiscono. E serve tempo perché ritornino alla bellezza e integrità originale. Ma sono ormai tantissimi gli esempi di successo. Tra questi, l’iniziativa 4 x 1.000 per rigenerare i suoli e terreni agricoli rendendoli in grado di mitigare i cambiamenti climatici; la Bonn challenge che si ripropone di restaurare 350 milioni di ettari di foreste; la Great green wall, la grande barriera verde nell’Africa sud-sahariana, che con il restauro di 100 milioni di ettari di foreste fermerà l’espansione del deserto. Per il restauro degli habitat marini, tra gli esempi più virtuosi nel libro ho citato sia il restauro delle praterie sottomarine di Posidonia in Mediterraneo, sia le scogliere coralline e le foreste di mangrovie che contribuiscono anche alle attività turistiche e al contrasto dei cambiamenti climatici. 


Spesso si pensa alla natura come qualcosa di autonomo, che si rigenera da sola. Cosa significa invece “mettere mano” agli ecosistemi, e in che modo possiamo farlo senza peggiorare la situazione?

Mi piace paragonare un ecosistema degradato a un paziente, anzi a un gigante moribondo, affetto con patologie multiple, che ha bisogno di una terapia intensiva. Così come un paziente può aver bisogno di trapianto per guarire, anche un ecosistema a volte necessita di un trapianto per riportare al suo interno le componenti essenziali che sono andate perse e senza le quali non può recuperare. Si lavora sul campo con metodi standardizzati a livello internazionale e operando soprattutto con le specie che creano l'habitat: a terra sono soprattutto piante e alberi a formare gli habitat da cui poi riparte la colonizzazione con insetti, uccelli, mammiferi. Mentre a mare si attua soprattutto con il trapianto di foreste di alghe e di piante marine o con le foreste animali. Le competenze ci sono, e sono una grande opportunità anche per un nuovo settore fatto da imprese rigenerative, basta metterle in campo.


Il suo libro sottolinea anche gli ostacoli economici, politici e culturali al restauro. Quali sono secondo lei i freni principali che ancora impediscono una vera svolta in questo campo?

La legge europea sul restauro della natura ha dato un impulso fenomenale alla diffusione del restauro ecologico in tutti i paesi europei. Ovviamente servono finanziamenti, e inizialmente saranno soprattutto finanziamenti pubblici, ma è importate sottolineare che si tratta di un investimento e non di un costo. Con il restauro della natura è stato dimostrato un ritorno economico importante. Il World Resource Institute ha stimato che ogni euro investito in restauro della natura genera da 7 a oltre 30 euro di benefici economici. Non investire in restauro, quindi, sarebbe sciagurato anche da un punto di vista prettamente economico. 


Lei scrive nel libro che il restauro ha anche una valenza sociale, politica e culturale. Cosa si intende in breve?

È vero, la valenza sociale deriva dal benessere che una natura sana ci restituisce. Esistono numerosi studi che lo dimostrano scientificamente. La dimensione culturale è quella della sostenibilità e della necessità di vivere in armonia con la natura e preservarla per le future generazioni, come ci dice l'art. 9 della nostra Costituzione. La dimensione politica è forse la più importante: la natura non ha e non deve avere una bandiera politica, non possiamo proteggerla con un governo e abbatterla con il governo dopo, spesso per ragioni ideologiche. La cura della natura è come la cura della nostra salute: sulla quale siamo tutti d'accordo. Magari le diverse visioni politiche danno diverse priorità alle cure o usano diversi strumenti per garantirla, ma nessuno vuole che ci si ammali e si muoia di più. Il problema è che con una natura malata rischiamo di ammalarci di più e morire prima anche noi.


A livello europeo e italiano sono stati fatti passi avanti in questo ultimo anno?

Pensiamo agli obiettivi fissati dal Regolamento europeo sul Ripristino della Natura (Nature Restoration Law), approvato dal Parlamento e dal Consiglio UE nel 2024. Tra i principali obiettivi, ripristinare almeno il 20% degli ecosistemi degradati entro il 2030 e il 90% entro il 2050. Sono misure cruciali per tutelare la biodiversità e contrastare il degrado ambientale che interessa oltre il 60% degli ecosistemi europei. Anche in Italia, gli ecosistemi terrestri, fluviali e marini mostrano segnali di deterioramento, come evidenziato nel mio libro. L'attuazione del Regolamento rappresenta un passaggio fondamentale per dare concretezza all'articolo 9 della Costituzione, modificato nel 2022, che impegna la Repubblica alla tutela dell'ambiente e della biodiversità anche in nome delle future generazioni. Può costituire una leva strategica per creare occupazione di qualità e migliorare il benessere collettivo. Da qui, l'importanza di trattare e riflettere su questi argomenti anche in un libro per tutti al fine di pungolare i decisori politici a definire al più presto un piano d'azione e individuare le risorse necessarie.


Se dovesse incontrare un lettore e parlare del perché vale la pena leggere Restaurare la natura, anche se non è un esperto di ecologia, cosa gli direbbe?

Gli direi che la natura riguarda tutti noi, anche quelli che non credono che sia importante. Questo libro ci aiuta a capire perché è importante e perché è necessario “curarla”. In altri ambiti ci sembra normale, non solo quando parliamo della nostra salute, ma anche se pensiamo alle opere d'arte danneggiate dall'usura del tempo o da una guerra o da un’alluvione. Restaurare queste opere è necessario e nessuno si sognerebbe di dire che non ne vale la pena. Ma quando parliamo di restaurare la natura ci scontriamo con ideologie, tra guelfi e ghibellini tra favorevoli e contrari. Ripristinare la natura che ci circonda serve a restituire salute, bellezza e benessere.  Spero che questo libro possa aiutare tutti a capire che non possiamo dividerci su un tema così importante.


Immagine: Julian Baumgartner of Baumgartner Fine Art Restoration ©