
La crescita verde
Il futuro dell'economia nell'era del cambiamento climatico
Conclusione
1. Nordhaus (1994). Stime più recenti basate su questo modello hanno concluso che la politica climatica ottimale dovrebbe mirare a stabilizzare il riscaldamento globale al di sotto dei due gradi Celsius, in linea con il consenso internazionale dell’Accordo di Parigi (Hänsel, et al., 2020), per due motivi. In primo luogo, la mitigazione del clima è progredita lentamente, quindi i danni a lungo termine sono diventati più imminenti. In secondo luogo, i modelli climatici suggeriscono che, a causa della non linearità e dei punti di svolta, i danni causati da aumenti di temperatura anche minimi potrebbero essere molto più grandi di quanto si pensasse inizialmente.
2. I dati indicano che “le principali analisi di modellazione macroeconomica tendono a riscontrare che le politiche verdi – o almeno le politiche per l’energia e il cambiamento climatico – non hanno grandi riflessi sull’occupazione complessiva” (Ocse, 2017, p. 11). Basandosi sul modello sviluppato da Nordhaus, il Fmi (2020) conclude che la mitigazione del clima avrà a lungo termine un certo impatto, seppur limitato, sulla crescita entro il 2050 (circa -1% del Pil globale). Tre modelli macroeconomici indicano un impatto marginalmente positivo o marginalmente negativo del raggiungimento di obiettivi climatici rigorosi (European Commission, 2020, “Impact Assessment”). Per un’altra analisi dell’impatto delle politiche climatiche sull’occupazione e sulla crescita, si veda Goulder e Hafstead (2017), con la dimostrazione che un’attenta progettazione delle politiche, compreso l’uso assennato dei proventi generati da una tassazione ambientale, può ottenere la desiderata riduzione delle emissioni di CO2 a basso costo, evitare impatti disomogenei tra i gruppi di reddito delle famiglie e prevenire perdite di profitto nelle industrie statunitensi più vulnerabili. Secondo le loro stime, una politica climatica efficace basata sul carbon pricing ridurrebbe il Pil di un trascurabile 1% in 30 anni, pari a tre punti base all’anno.
3. Per esempio, Metcalf e Stock (2020) analizzano i 31 paesi europei nell’ambito del sistema di scambio di emissioni (Emission Trading Scheme, ETS) dell’UE, 15 dei quali applicano anche una carbon tax alle emissioni non coperte dall’ETS. Non hanno riscontrato alcun effetto negativo sul Pil o sull’occupazione, e forse uno addirittura positivo. L’Ocse (2017) si concentra sulla Columbia Britannica, in Canada, che nel luglio 2008 ha introdotto, per la maggior parte dei residenti e delle industrie, una carbon tax che copre tre quarti delle emissioni di gas serra. L’imposta è stata progettata per essere neutrale dal punto di vista del gettito, il che significa che l’intero gettito è stato utilizzato per ridurre le imposte sul reddito delle persone fisiche e delle società, e ha incluso trasferimenti diretti alle famiglie a basso reddito. L’imposta ha portato a una riduzione delle emissioni di gas serra rispetto al resto del Canada e ha generato circa 10.000 posti di lavoro all’anno tra il 2007 e il 2013, portando a un aumento complessivo dell’occupazione del 4,5% nel corso dei sei anni.
4. Si veda Ocse (2012, 2017). La Commissione europea (2019, p. 171) riporta dati comparabili, in particolare che “i settori della produzione di elettricità, (alcuni) trasporti, manifatturiero, agricolo e minerario producono insieme quasi il 90% di tutte le emissioni di CO2 nell’UE, mentre rappresentano il 25% del valore aggiunto lordo e meno del 25% dell’occupazione”.
5. Garrett-Peltier (2017). Analogamente, il settore delle energie rinnovabili tende a richiedere più lavoratori per megawatt di energia generata rispetto ai settori energetici basati sui combustibili fossili (Wei, et al., 2010).
6. In particolare, 18 milioni di posti di lavoro netti creati in tutto il mondo entro il 2030 (ILO, 2018).
7. Claeys, et al. (2019, p. 7).
8. In una panoramica sulle politiche di promozione dell’innovazione, Bloom, et al. (2019) affermano che l’elemento più importante delle strategie di innovazione orientate alla missione, o “Moonshot”, potrebbe essere proprio la politica. Una visione di sistema può generare un aumento significativo delle risorse per la ricerca e l’innovazione. In quanto sfida sociale urgente, il cambiamento climatico può indurre gli attori politici a sostenere gli investimenti e l’innovazione tanto necessari.
9. Le politiche di mitigazione del clima creeranno posti di lavoro nel breve periodo grazie agli investimenti in infrastrutture e costruzioni, ma anche perché le energie rinnovabili richiedono una manutenzione ad alta intensità di lavoro (Blyth, et al., 2014). Per quanto riguarda l’impatto a lungo termine di queste politiche, tuttavia, essi osservano che va ben oltre le considerazioni sull’intensità del lavoro. La crescita dipenderà dalla possibilità di migliorare l’efficienza di questi nuovi settori verdi e dal fatto che si tratta di settori strategici che si prevedono in crescita.
10. Ampliando gli sforzi di modellizzazione per cogliere la dimensione del vantaggio comparativo della transizione verde in un contesto internazionale, Lutz, et al. (2015) notano che si osservano effetti economici e occupazionali positivi degli investimenti della Germania nelle energie rinnovabili, sia nel breve sia nel lungo periodo.
11. In economia, questo tipo di ragionamento è noto come “Critica di Lucas”, dal momento che il premio Nobel Robert Lucas l’ha utilizzata per argomentare a favore di basi microeconomiche per i modelli macroeconomici. “Le proiezioni delle organizzazioni internazionali si basano principalmente su modelli di equilibrio generale calcolabili e specifici per l’energia, che forniscono indicazioni utili ma non sono adatti all’analisi macroeconomica. Spesso minimizzano gli effetti macroeconomici della decarbonizzazione”. Pisani-Ferry, “A Credible Decarbonization Agenda Can Help Strengthen Europe’s Economy”, Peterson Institute for International Economics Blog, 9 dicembre 2019, https://www.piie.com/blogs/realtime-economic-issues-watch/credible-decarbonization-agenda-can-help-strengthen-europes. Per un resoconto schiacciante sul fatto che gli attuali modelli economici non tengano sufficientemente conto dei rischi climatici nell’ambito dell’Integrated Assessment Modeling, si veda Stern e Stiglitz (2021).
12. IMF (2020, p. 100); Gustafson (2021)
13. Per un articolo pionieristico sui percorsi tortuosi che i paesi intraprendono per scoprire il proprio vantaggio competitivo, si veda Hausmann e Rodrik (2003).
14. IMF (2020).
15. In modo più tecnico, secondo l’ipotesi della stagnazione secolare gli investimenti privati hanno la tendenza cronica a essere insufficienti ad assorbire i risparmi privati, e questo porta, in assenza di politiche straordinarie, a tassi di interesse estremamente bassi, a un’inflazione inferiore a quella auspicabile e a una lenta crescita economica. Il piano di investimenti Green Deal potrebbe servire ad assorbire l’ampia offerta di risparmio privato e a riaccendere la domanda privata, facendo uscire le economie avanzate da questo equilibrio negativo (Rachel e Summers, 2019). Alcuni modelli macroclimatici prevedono che questo forte piano di investimenti pubblici e privati avrebbe un effetto di rilancio economico dal lato della domanda per i primi quindici anni (IMF, 2020).
16. Aghion e Antonin (2021, p. 42)
17. Juhász, et al. (2020)
18. Aghion e Antonin (2021, p. 43-45); McAfee (2019, p. 27-28). Tra l’altro, questo crea un’altra esternalità della conoscenza, in quanto coloro che potenzialmente adotterebbero la nuova tecnologia sono incentivati ad aspettare che gli operatori storici migliorino il proprio know-how e padroneggino l’organizzazione e le tecniche di produzione, prima di entrare nel mercato. In altre parole, se siete una casa automobilistica tradizionale, siete incentivati ad aspettare e osservare, mentre Tesla lotta per organizzare la fabbricazione e superare i problemi di produzione per anni, finché non diventi chiaro che la tecnologia EV sarà predominante.
19. Nelle parole di Stern e Stiglitz (2021, p. 61): “Per duecento anni sono state esplorate tecnologie basate sui combustibili fossili. Potrebbe essere arrivata la fase dei rendimenti decrescenti. Il cambiamento climatico ha indotto nuove ricerche in altre parti della frontiera tecnologica. I possibili ritmi di innovazione in queste aree relativamente inesplorate possono, almeno per ora, essere nettamente più elevati [...] l’economia verde potrebbe inaugurare una nuova era di elevata crescita della produttività”.
20. “I progetti solari offrono oggi un’energia elettrica a un costo tra i più bassi della storia” (IEA, 2020).
21. Si veda Rodrik e Sabel (2019), ma anche Blanchard e Rodrik (2021).
22. In linea con questo elenco di attività che favoriscono la crescita e l’occupazione, Hepburn, et al. (2020) si basano su un’indagine condotta presso 231 funzionari delle banche centrali, dei ministeri delle Finanze e altri esperti economici dei paesi del G20 per identificare le cinque politiche con il più alto potenziale in termini di moltiplicatore economico e di impatto sul clima. Queste includono le infrastrutture fisiche “pulite”, l’adeguamento dell’efficienza degli edifici, gli investimenti in capitale naturale e in istruzione e formazione, e la R&S “pulita”.
23. Dal punto di vista delle competenze, la transizione verde dovrebbe essere molto meno drammatica della rivoluzione dell’esternalizzazione associata all’iperglobalizzazione (Bowen, et al., 2018).
24. Consoli, et al. (2016); Vona, et al. (2018).
25. Unsworth, et al. (2020).
26. Sul legame tra le tecnologie dell’informazione e della comunicazione e l’aumento della quota di reddito da capitale dal 2000, si veda Nordhaus (2021). Per quanto riguarda la delocalizzazione dei posti di lavoro, si veda Baldwin (2019), che prevede che questa tecnologia consentirà di svolgere all’estero lavori e servizi da “colletti bianchi”, generando scosse nei mercati del lavoro delle economie avanzate.
27. Sul parallelo storico relativo all’Europa, si veda Terzi (2021, “Economic Policy-Making beyond GDP”).
28. Le stime di Bloomberg Economics si basano sui dati delle banche centrali nazionali e delle agenzie statistiche. Simon Kennedy, “Consumers Saved $2.9 Trillion during the Pandemic: Their Money Will Drive the Global Recovery”, Bloomberg, 3 marzo 2021.
29. Christakis (2020, p. 283).
30. Questa tendenza è riscontrabile anche al di fuori degli Stati Uniti, visto che sono state nominate le prime donne presidenti della Commissione europea, dell’Organizzazione mondiale del commercio, della Banca centrale europea e della Grecia, solo per citarne alcune.
31. In 29 occasioni, tra il 1919 e il 1920, il dispiegamento di truppe militari statunitensi contribuì a sedare dispute sindacali e altri disordini.
32. Stefan Nicola, “Tell Your Boss the Four-Day Week Is Coming Soon”, Bloomberg, 2 marzo 2021.
33. Un’indagine del World Economic Forum sul 2021 ha rilevato che oltre l’80% dei datori di lavoro intende accelerare i piani di digitalizzazione dei processi e fornire maggiori opportunità di lavoro a distanza, mentre il 50% prevede di accelerare l’automatizzazione delle attività di produzione. In un’altra indagine globale, condotta da McKinsey & Co., i dirigenti hanno valutato che i propri sforzi di digitalizzazione nel 2021 saranno, in media, sette anni avanti rispetto ai piani originali.
34. Le indagini sulla felicità mostrano che i lunghi spostamenti riducono significativamente la soddisfazione personale (Coyle, 2014, p. 116).
35. L’economista Robert Gordon ha osservato che “il passaggio al lavoro a distanza deve migliorare la produttività, perché si ottiene la stessa quantità di produzione senza pendolarismo, senza edifici adibiti a ufficio e senza tutti i beni e servizi associati. Possiamo produrre a casa nostra e trasmettere il lavoro al resto dell’economia per via elettronica, che si tratti di una richiesta di risarcimento assicurativo o di un consulto medico. Stiamo producendo ciò che interessa davvero alle persone con un utilizzo molto minore di cose come uffici e trasporti. In un senso profondo, il movimento verso il lavoro a distanza renderà più produttivi tutti coloro che sono in grado di lavorare da casa [...] Penso che vedremo un periodo di crescita considerevole delle statistiche sulla produttività complessiva”. Robert Gordon, “The Rise and Fall and Rise Again of American Growth”, intervista con Leo Feler, UCLA Anderson Forecast Direct, febbraio 2021, https://www.anderson.ucla.edu/about/centers/ucla-anderson-forecast/research-and-reports/forecast-direct-podcast/february-2021
36. Il termine “ruggenti anni Venti” apparve per la prima volta nel Lincoln Journal Star (Nebraska), il 15 agosto 1923, e non si riferiva al boom sociale ed economico in generale, ma piuttosto agli sviluppi dell’industria cinematografica. “Durante la guerra e nel dopoguerra, fino al grande crollo cinematografico del 1920 [...] le nuove società nascevano come funghi [...] Ma i ‘ruggenti anni Venti’ sono finiti". Questo nostalgico uso del termine suggerisce che la prosperità economica dei primi anni Venti del Novecento era tutt’altro che chiara a chi viveva in quell’epoca.
37. Commentando ironicamente la mancanza di tecnologie rivoluzionarie all’inizio del XXI secolo, l’investitore Peter Thiel ha pronunciato la famosa battuta: “Volevamo auto volanti, invece abbiamo 140 caratteri” (cioè Twitter, N.d.R.). La percezione che l’innovazione tecnologica stia rallentando può essere dovuta al fatto che ultimamente è avvenuta in gran parte dietro le quinte, concentrata sugli usi business-to-business e sull’applicazione di elementi come i big data e l’intelligenza artificiale alla produzione, piuttosto che ai prodotti di consumo. Nei prossimi anni questa percezione negativa potrebbe cambiare, non da ultimo perché sono in corso promettenti esperimenti di auto volanti, grazie ai progressi nella densità energetica delle batterie e nella scienza dei materiali.
38. Shiller (2019).
39. Un segnale particolare da tenere d’occhio sarà la capacità dei governi e dei politici di ridurre gradualmente il sostegno eccezionale concesso all’economia durante la pandemia di COVID-19. Se mal programmato o mal gestito, questo ritiro potrebbe facilmente innescare un’ondata di fallimenti o addirittura una crisi finanziaria.
40. Concepito nel 1922 e pubblicato tre anni dopo, Il grande Gatsby (1925) di F. Scott Fitzgerald si rivelò preveggente, descrivendo la precarietà dei ruggenti anni Venti. Il successo del romanzo aumentò durante e dopo il crollo della borsa del 1929 e la Grande depressione.
41. Perez (2019)
42. La coesistenza del progresso economico con l’avidità e la corruzione negli Stati Uniti dopo la fine della Guerra Civile è descritta da Mark Twain e Charles Dudley Warner in The Gilded Age: A Tale of Today (1873).