 
              
                         
              Il grande mito
Come il business ha creato la leggenda del libero mercato e ci ha insegnato a odiare il governo
10. La versione americana di The Road to Serfdom
1. Friedman era famoso per aver promosso l’“economia positiva”, ovvero un’economia scientifica, separata da quella normativa. Anche Mises aveva sottolineato l’idea che l’economia dovesse essere scientifica, cioè empirica piuttosto che normativa. Si veda van Horn R., Mirowski P., “The Rise of the Chicago School of Economics and the Birth of Neoliberalism”, in The Road from Mont Pèlerin: The Making of the Neoliberal Thought Collective, Mirowski P., Plehwe D. (a cura di), Harvard Press, Cambridge, MA, 2009, 140. Eppure l’intero progetto del libero mercato, così come buona parte della teoria economica austriaca che lo ha ispirato, è stato costruito su posizioni normative.
2. The National Archives, “Fifties Britain”, consultato il 17 luglio 2021, https://www.nationalarchives.gov.uk/education/resources/fifties-britain/
3. Lewin P., “Rediscovering Friedman’s Capitalism and Freedom”, FEE Stories, Foundation for economic education, 11 dicembre 2017 (visitato il 10 aprile 2021), https://fee.org/articles/rediscovering-friedman-s-capitalism-and-freedom/
4. “Samuelson and Friedman to Write for Newsweek”, New York Times, 4 settembre 1966, https://www.nytimes.com/1966/09/04/archives/samuelson-and-friedman-to-write-for-newsweek.html
5. I difensori di Friedman mettono in dubbio il suo legame con la dittatura cilena; si veda McArdle M., “Milton Friedman and Chile”, Atlantic, 15 luglio 2008, https://www.theatlantic.com/business/archive/2008/07/milton-friedman-and-chile/3841/. Così non si tiene conto del fatto che Friedman era indubbiamente solidale con il regime di Pinochet, che ignorava le critiche nei suoi confronti e che sosteneva che le politiche economiche adottate erano buone, in parte perché avrebbero (presumibilmente) aumentato la libertà. Inoltre, non si considera che, a prescindere da quanto tempo Friedman possa aver trascorso con lo stesso Pinochet, gli economisti influenzati dalla Scuola di Chicago hanno svolto un ruolo importante nella costruzione delle politiche del regime. Per le motivazioni dello stesso Friedman, si veda Friedman M., “Interview”, 1° ottobre 2000, https://www.pbs.org/wgbh/commandingheights/shared/minitextlo/ufd_reformliberty_full.html
6. Nash G.H., The Conservative Intellectual Movement in America Since 1945, 30th anniv. ed., Intercollegiate Studies Institute, Wilmington, DE, 2006, 267. Questo studio si basa su interviste che Nash intraprese negli anni Settanta.
7. Friedman M., Capitalism and Freedom, University of Chicago Press, Chicago 1962, 17
8. Ibidem.
9. Ibidem, 19
10. Hayek F.A., The Road to Serfdom, University of Chicago Press, Chicago 1956, 45
11. Per il ruolo della ricchezza nel controllo della voce politica, si veda Lehman Schlozman K., Brady H.E., Verba S., Unequal and Underrepresented: Political Inequality and the People’s Voice in the New Gilded Age, Princeton University Press, Princeton, NJ, 2018
12. Go J.J., “Structure, Choice and Responsibility”, Ethics and Behavior, 30, n° 3, 2020, 230-246
13. Sul funzionamento del mecenatismo nella scienza, si veda Oreskes N., Science on a Mission: How Military Funding Shaped What We Do and Don’t Know About the Ocean, University of Chicago Press, Chicago 2021
14. Friedman M., Capitalism and Freedom, cit., 2
15. Keyserling L.H., “Review: Milton Friedman, with the assistance of Rose D. Friedman. Capitalism and Freedom”, Annals of the American Academy of Political and Social Science, 350, 1963, 195-196
16. Friedman M., Capitalism and Freedom, cit., 4
17. Ibidem, 5
18. Ibidem, 12
19. Ibidem, 13
20. Ibidem.
21. Ibidem, 15
22. Ibidem, 8
23. Questo è un altro esempio del modo in cui Friedman inseriva nelle sue argomentazioni alcuni pezzi molto fuorvianti. Ha ragione nel dire che la negazione del viaggio è la negazione del viaggio, ma la citazione termina con: “a causa delle sue idee politiche”. Agli americani il diritto di viaggiare in Russia durante la Guerra fredda non è stato però negato per le loro idee politiche, ma a causa delle opinioni del loro governo.
24. Friedman M., Capitalism and Freedom, cit., 8
25. Ibidem, 9
26. Ibidem.
27. Ibidem, viii
28. Ibidem, 2
29. Ibidem.
30. Ibidem, 6
31. Ibidem, 23
32. Ibidem, 15. Bella argomentazione, ma allora perché non sostiene la rappresentanza proporzionale nel governo? E, naturalmente, il caso della cravatta è irrilevante; se invece il problema fosse qualcosa di più importante, come l’assistenza sanitaria o la casa, e il mercato non offrisse scelte accessibili? O, in alcuni casi, non proponesse nessuna scelta?
33. Ibidem, 24
34. Ibidem, 25
35. Ibidem.
36. Ibidem, 26
37. Ibidem, 27
38. Ibidem.
39. Ibidem, 199. Nelle sue conclusioni la sanità pubblica appare come uno dei rari ambiti in cui il governo ha ottenuto risultati positivi.
40. Discusso in Keyserling L.H., “Review”, cit.
41. van Horn R., Mirowski P., “The Rise of the Chicago School of Economics”, cit., 8
42. Friedman M., Capitalism and Freedom, cit., 28
43. Ibidem, 32. Questo passaggio prefigura ciò che Ronald Coase avrebbe presto sostenuto sulla protezione dell’ambiente e sui costi sociali: qualsiasi regolamentazione protettiva doveva essere soppesata rispetto alla perdita dei diritti di proprietà che ne sarebbe derivata. Si veda Coase R.H., “The Problem of Social Cost”, Journal of Law and Economics, 3, 1960, 1-44. Ciò aiuta anche a spiegare la svolta repubblicana/conservatrice prima contro la regolamentazione ambientale e poi contro la scienza, poiché è quest’ultima che dimostra i costi monetari e sanitari dell’inquinamento.
44. Friedman M., Capitalism and Freedom, cit., 28
45. Ibidem. Friedman inoltre sottovaluta enormemente gli effetti positivi della conservazione anche sul vicinato. Così, sostiene che i parchi nazionali, come Yellowstone, sono ingiustificati, perché possiamo identificare chi li usa e fargli pagare l’ingresso. Questo, ovviamente, è stato messo in atto durante l’amministrazione Reagan. Ma Friedman insiste sul fatto che “se il pubblico vuole questo tipo di attività [cioè un parco nazionale] tanto da pagarla, le imprese private avranno tutti gli incentivi per offrire tali parchi” (31). In realtà, i parchi nazionali sono stati creati perché le imprese private erano pronte a distruggerli attraverso il disboscamento, il turismo sfrenato e altre forme di sviluppo commerciale. Inoltre, non si tiene conto del fatto che il pubblico desidera queste cose e le paga con i soldi delle tasse; i sondaggi di opinione mostrano costantemente, infatti, che gli americani sostengono il National park service. Si veda Roper center for public opinion research, “See America First: Public Opinion and National Parks”, consultato il 10 aprile 2021, https://ropercenter.cornell.edu/see-america-first-public-opinion-and-national-parks. In un sondaggio condotto nel 2001, il 29% degli intervistati ha dichiarato che, se gli fosse stato offerto un viaggio gratuito e interamente pagato in varie località, avrebbe scelto “un’attrazione all’aperto come il Grand Canyon o il parco di Yellowstone”, con una percentuale inferiore a quella di una crociera (31%), ma nettamente superiore a quella di un grande parco a tema, di New York City o di un centro benessere in campagna. Secondo un sondaggio, il 95% degli americani vuole che il governo federale protegga i parchi per il futuro: National parks conservation association, “New Poll of Likely Voters Finds Unity in Public Support for National Parks”, 7 agosto 2012, https://www.npca.org/articles/693-new-poll-of-likely-voters-finds-unity-in-public-support-for-national-parks
46. van Horn R., Mirowski P., “The Rise of the Chicago School of Economics”, cit., 8
47. L’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato che l’inquinamento atmosferico causa ogni anno sette milioni di morti premature (https://www.who.int/health-topics/air-pollution#tab=tab_2). Recenti ricerche suggeriscono che il numero potrebbe essere ancora più alto, forse oltre otto milioni, pari a un decesso su cinque in tutto il mondo ogni anno: https://www.hsph.harvard.edu/c-change/news/fossil-fuel-air-pollution-responsible-for-1-in-5-deaths-worldwide/. Il tabacco, che continua a essere legale, ne uccide circa sei milioni. Proctor R.N., Golden Holocaust: Origins of the Cigarette Catastrophe and the Case for Abolition, University of California Press, Los Angeles 2012
48. Nash G.H., The Conservative Intellectual Movement, cit., cap. 9, afferma che alla fine degli anni Sessanta l’argomentazione stava diventando sempre più empirica, in quanto studi accademici rigorosi avevano dimostrato che molti programmi governativi non funzionavano, o almeno non funzionavano come previsto. Forse, ma Capitalism and Freedom è precedente alla maggior parte degli studi che Nash cita. Il punto, in ogni caso, non è che i programmi governativi funzionino sempre. Certo che non accade, ma anche le iniziative del settore privato non funzionano sempre, e la nostra opinione è che i conservatori si soffermano sul primo aspetto e per lo più ignorano o negano del tutto il secondo.
49. Friedman M., Capitalism and Freedom, cit., 13
50. Sulla storia della coercizione statale, si veda Gerstle G., Liberty and Coercion: The Paradox of American Government from the Founding to the Present, rev. ed., Princeton University Press, Princeton, NJ, 2015. Gerstle spiega che: “Il Bill of rights era liberista nel senso settecentesco del termine, ossia intendeva identificare un’area fondamentale della libertà umana, affermarne l’inviolabilità e proteggerla dall’esercizio di un potere governativo arbitrario [...] Nell’America del XVIII secolo, tuttavia, l’importanza del Bill of rights fu limitata dalla decisione di esentare i governi statali dalle sue disposizioni [...] Così, mentre il 1° emendamento impediva al Congresso di limitare la libertà di religione, gli Stati che volevano limitarla, come il Massachusetts e la Carolina del Sud, potevano farlo” (22-23). Sulle opinioni di Thomas Jefferson in merito agli Stati che istituiscono una religione, si veda Thomas Jefferson foundation, “Thomas Jefferson and Religious Freedom”, consultato il 17 luglio 2021, https://www.monticello.org/site/research-and-collections/thomas-jefferson-and-religious-freedom
51. Ibidem, 20
52. Friedman M., Capitalism and Freedom, cit., 21
53. Trumbo ha ottenuto ufficialmente solo nel 2011, 35 anni dopo la sua morte, il pieno riconoscimento dalla Writers guild of America per il film Vacanze romane del 1953.
54. Schrecker E., No Ivory Tower: McCarthyism and the Universities, Oxford University Press, Oxford 1986, parla di accademici la cui carriera fu distrutta. Per quanto riguarda il settore aerospaziale in generale, si veda Wang J., American Science in an Age of Anxiety: Scientists, Anticommunism, and the Cold War, University of North Carolina Press, Chapel Hill 1999; per gli impatti specifici su un settore dell’industria aerospaziale, si veda MacDonald F., Escape from Earth: A Secret History of the Space Rocket, Public Affairs, New York 2019
55. Friedman M., Capitalism and Freedom, cit., 133. Friedman sviluppò ulteriormente questa idea in un articolo molto importante del New York Times, pubblicato il 13 settembre 1970, “The Social Responsibility of Business Is to Increase Its Profits”, https://timesmachine.nytimes.com/timesmachine/1970/09/13/223535702.html?pageNumber=379. Alcuni dirigenti che ora respingono l’argomento descrivono sé stessi e i propri colleghi come se avessero subito un “lavaggio del cervello”. “Ha influenzato – direi indottrinato – una generazione di amministratori delegati che credevano che l’unico business fosse il business stesso”, afferma Marc Benioff, intervistato in “A Free Market Manifesto that Changed the World, Reconsidered”, DealBook, New York Times, 11 settembre 2020, https://www.nytimes.com/2020/09/11/business/dealbook/milton-friedman-doctrine-social-responsibility-of-business.html. Binyamin Appelbaum sostiene che, invece di discutere sulla responsabilità delle imprese, sarebbe meglio combattere Friedman sulla sua visione dello Stato, e noi siamo d’accordo con lui. Appelbaum B., “50 Years of Blaming Milton Friedman. Here’s Another Idea”, New York Times, 18 settembre 2020, https://www.nytimes.com/2020/09/18/opinion/milton-friedman-essay.html
56. Friedman M., Capitalism and Freedom, cit., 133, che cita Smith A., An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations, Augustus M. Kelley, New York 1966. Nell’edizione del Management Laboratory Press, da cui attingiamo, è a pagina 345.
57. Uno dei nostri studenti dice che “questo da solo non è un’accusa: quasi tutti gli economisti della storia lo hanno fatto”. Se è così, ciò non depone a favore della disciplina.
58. Friedman M., Capitalism and Freedom, cit., 135. Questo porta a un argomento a favore dell’abolizione delle tasse sulle società perché le incoraggiano a fare donazioni per conto dei propri azionisti, che dovrebbero invece dipendere da una decisione degli azionisti stessi.
59. Ibidem. Ciò contribuisce a spiegare la sua visione pessimistica della governance democratica: ritiene improbabile che essa rappresenti l’intera gamma delle opinioni individuali.
60. Questo potrebbe spiegare come Friedman abbia potuto difendere Pinochet: l’economista non crede nella democrazia, ma solo nell’individualismo, quindi è soddisfatto se vede le politiche di Pinochet a favore del mercato come un progresso dell’individualismo e della libertà economica. Nella visione di Friedman, come per Jeffrey Epstein, sarebbe perfettamente giustificato sostenere la scienza, ma il governo federale non ha il diritto di creare una National science foundation. Sul finanziamento da parte di Epstein del discutibile determinismo genetico, si veda Oreskes N., “Jeffrey Epstein’s Harvard Connections Show How Money Can Distort Research”, Scientific American, 1° settembre 2020, https://www.scientificamerican.com/article/jeffrey-epsteins-harvard-connections-show-how-money-can-distort-research/
61. Mazzucato M., The Entrepreneurial State: Debunking Private vs. Public Sector Myths, ed. riveduta, Anthem Press, Londra 2015
62. Friedman M., Capitalism and Freedom, cit., 3
63. Nokes G., “Black Exclusion Laws in Oregon”, Oregon Encyclopedia, 6 luglio 2020, https://oregonencyclopedia.org/articles/exclusion_laws/#.X01yJNNKhTY
64. Samuelson P., Economics, McGraw-Hill Education, New York 1970. Per una discussione (e una riproduzione) di questo grafico e delle opinioni di Samuelson su Hayek, si veda Farrant A., McPhail E., “Hayek, Samuelson, and the logic of the mixed economy?”, Journal of Economic Behavior and Organization, 69, 2009, 5-16
65. Samuelson P., “My life philosophy”, American Economist, 27, 5-12, citato in Farrant A., McPhail E., “Hayek, Samuelson, and the logic of the mixed economy?”, cit., 12
66. Friedman M., Capitalism and Freedom, cit., 10
67. Ibidem, 9-10
68. A volte Friedman scrive come se il capitalismo fosse una condizione necessaria per la libertà. Ma in questo brano chiarisce di non crederci: “La storia suggerisce solo che il capitalismo è una condizione necessaria per la libertà politica. Chiaramente non è una condizione sufficiente [...] La relazione tra la libertà politica e quella economica è complessa e non è affatto unilaterale”. Ibidem, 10
69. Friedman lo nota, con una certa soddisfazione, nella prefazione all’edizione del 1982.
70. Davies J., “Back to Free Enterprise”, Tribune, Londra, 15 febbraio 1963, 10
71. Handlin O., “Review: Milton Friedman with Rose D. Friedman, ‘Capitalism and Freedom’”, Business History Review, 37, n° 3, autunno 1963, 315
72. C.W., “Review [Untitled], Reviewed Work: Capitalism and Freedom by Milton Friedman”, Ethics, 74, 1, ottobre 1963, 71
73. Keyserling L.H., “Review”, cit., 195-196
74. Chamberlin W.H., “The Bookshelf: University of Chicago Economist States Case for True Liberals”, Wall Street Journal, 8 ottobre 1962, 12
75. “A Tract for the Times”, Economist, 16 febbraio 1963, 611
76. Keyserling L.H., “Review”, cit., 196
77. Jenks L.H., “Review: Capitalism and Freedom”, American Sociological Review, 28, n° 3, giugno 1963, 491
78. Friedman M., “The Negro in America”, Newsweek, 11 dicembre 1967, 89, https://miltonfriedman.hoover.org/internal/media/dispatcher/214014/full
79. Lee D.R., “Capitalism and Freedom: A 50th-Anniversary Tribute to Milton Friedman”, Freeman, ottobre 2012, 10-13
80. Ross Sorkin A., introduzione a “A Free Market Manifesto that Changed The World, Reconsidered”, cit.
81. Dwight Lee, un suo ammiratore, ricorda che negli anni Sessanta la maggior parte dei corsi di Economia era ancora keynesiana e che le idee di Friedman erano in gran parte “liquidate come ridicole”. Lee D.R., “Capitalism and Freedom: A 50th-Anniversary Tribute”, cit.
82. Zitelmann R., “Bob Chitester: The Champion of Freedom Who Made Milton Friedman a Household Name”, Foundation for economic education, 6 giugno 2021, https://fee.org/articles/bob-chitester-the-champion-of-freedom-who-made-milton-friedman-a-household-name/
83. Ibidem.
84. Free to choose network, “Tribute to Our Founder, Bob Chitester”, consultato il 17 luglio 2021, https://www.freetochoosenetwork.org/
85. Free to Choose – The Original 1980 TV Series, consultato il 17 luglio 2021, https://www.amazon.com/Free-Choose-Original-1980-TV/dp/B07FSV4Y8
86. Tom New, comunicazione via e-mail con gli autori, 6 luglio 2021. Su nostra richiesta, New, presidente e amministratore delegato della Wqln Pbs Npr, Erie, PA, ha trovato queste informazioni in un articolo del gennaio 1979 sulla serie in Year in Review della Wqln.
87. Free to Choose, Volume I: The Power of Market, diretto da David Filkin, Pbs, 1980, https://www.youtube.com/watch?v=f1Fj5tzuYBE
88. Harrington appare nel volume II, The Power of Market.
89. Sowell T., “The Day Cornell Died”, Hoover institution, 30 ottobre 1999, https://www.hoover.org/research/day-cornell-died
90. Ross Sorkin A., introduzione a “A Free Market Manifesto that Changed The World, Reconsidered”, cit.
91. Marc Benioff, intervistato in “A Free Market Manifesto that Changed The World, Reconsidered”, cit.
92. Free to Choose, Volume I: The Power of Market, cit.
93. Phillips-Fein K., “Business Conservatives and the Mont Pelerin Society”, in The Road from Mont Pèlerin: The Making of the Neoliberal Thought Collective, Mirowski P., Plehwe D. (a cura di), Harvard Press, Cambridge, MA, 2009, 297. Nella prefazione all’edizione del 1956 di The Road to Serfdom, Hayek affronta la questione dello Stato sociale, che descrive come “quel guazzabuglio di ideali mal assemblati e spesso incoerenti che [...] ha ampiamente sostituito il socialismo come obiettivo dei riformatori”. Egli ammette che alcuni dei suoi obiettivi possono essere “praticabili e lodevoli”, ma necessitano di “un’accurata selezione se non si vuole che i suoi risultati siano molto simili a quelli del socialismo a tutti gli effetti” (Hayek F.A., The Road to Serfdom: Text and Documents, University of Chicago Press, Chicago 2003, 44). Sfortunatamente, non spiega quale forma potrebbe assumere tale ordinamento. Piuttosto, ritorna rapidamente all’avvertimento riguardo alle “misure [che] possono distruggere le fondamenta di un’economia basata sul mercato e soffocare gradualmente il potere creativo di una civiltà libera”. In questo stesso brano, spiega perché non è un conservatore: “Un movimento conservatore, per sua natura, è destinato a essere difensore dei privilegi consolidati e ad appoggiarsi al potere del governo per la protezione dei privilegi” (Hayek F.A., The Road to Serfdom, cit., 45). Ciò rende ancora più sconcertante il fatto che Hayek e i suoi seguaci facciano causa comune con i conservatori americani e che l’economista austriaco sia più preoccupato dalla minaccia della perdita della libertà che dalla realtà del fatto che la protezione dei privilegi perpetui l’iniquità e la sofferenza e spesso soffochi la competizione. Sul rapporto tra il conservatorismo e il problema del privilegio, si vedano Wallerstein I., Utopistics: Or Historical Choices of the Twenty-First Century, New Press, New York 1998; discussione nel capitolo 15.
94. Ebenstein L., Chicagonomics: The Evolution of Chicago Free Market Economics, St. Martin’s Press, New York 2015, 1-19, 184-193